Volontariato e Corruzione

Di: Maria Bruccoleri - il: 01-10-2016

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Venerdì 30 settembre, si è svolto , presso la sede Acli Lombardia , in Milano, l’incontro organizzato dal Centro Studi Giorgio Ambrosoli e dall’ ‘Associazione ” Civitas” sul tema ” Volontariato e corruzione”.

L’incontro, è stato introdotto da Alfio Regis , consigliere di Civitas e dall’avv Ermanno Cappa, Presidente del Centro Studi Ambrosoli .

Le riflessioni sul tema sono state avviate dalla iniziale relazione della professoressa Nicoletta Parisi, Componente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione ANAC , la quale ha illustrato il lavoro dell’ ANAC stessa ed il nuovo contesto normativo nel quale esso si realizza.

Seguiva una tavola rotonda , moderata da Gianfranco Fabi, giornalista , Presidente di ARGIS , cui hanno partecipato anche Umberto Ambrosoli, Vice Presidente del Centro Studi Ambrosoli , Giambattista Armelloni, Presidente di Civitas, Virginio Carnevali, Presidente di Transparency International Italia e Silvia Landra , Presidente dell’ ‘ Azione Cattolica Ambrosiana.

Nella presentazione dei lavori il tema veniva definito ” provocatorio” da Alfio Regis, che dichiarava di avere raccolto l’invito, ricevuto dall’avvocato Cappa, ad approfondire l’argomento. Invito accettato perchè anche l’associazione Civitas, nella sua quotidianeita , si misura con le difficoltà di realtà molto complesse.

Il Presidente del Centro Studi Ambrosoli, l’avvocato Ermanno Cappa , nel suo intervento introduttivo , ribadiva come il Centro Studi sia, anche’esso, un ente dichiaratamente “schierato” dalla parte di chi sceglie la legalità e l’etica, nella propria vita professionale.

Inspirati alla vita e al lavoro dell’ avvocato Giorgio Ambrosoli, la scelta di chi si avvicina al Centro studi è proprio quella di esserci e di essere da “quella parte”.

La ampia relazione della professoressa Parisi , ha evidenziato invece , come il fenomeno corruttivo non sia purtroppo lontano dalle organizzazione di volontariato. e che invece già nell’egida dellac.d legge Severino ( 190/2012) si era avvertita la necessità di predisporre strumenti di prevenzione , anche a disposizione delle organizzazioni no profit.

L’ attività dell’ANAC, ente del quale la Professoressa Parisi è componente, si delinea pertanto su tre fondamentali pilastri : quello della prevenzione della corruzione, quello dell’analisi e trasparenza dei bilanci degli enti e quello dell’attività di controllo negli appalti.

La consapevolezza che, persino il cd terzo settore, sia affetto da infiltrazioni crimali e da intenti criminogeni e che sia stato, in qualche modo violentato da taluni fatti di corruzione, ha determinato la necessità di un nuovo testo normativo di riferimento, che è di recentissima origine .

Il 18/4/ 2016 veniva promosso infatti il codice degli appalti ed il 29/6/2016 la legge relativa.

La carenza normativa del passato ha aperto la via a eventi di fraudolenza, che nella frammentarietà del tessuto organizzativo delle associazioni senza scopo di lucro e nella loro diversissima natura, si sono trovate sprovviste degli idonei strumenti di prevenzione.

La carenza di sistema e di controlli hanno poi consentito alla criminalità organizzata di allargare la propria “longa manus” anche al terzo settore.

Attraverso l’analisi condotta, e sulla base delle segnalazioni ricevute, l’ANAC ha elaborato delle linee guida , da mettere a disposizione degli enti, onde potere fornire loro indicazioni, per un agire corretto e rispettoso della legge.

Il carattere vincolante delle suddette linee guida, aventi valore raccomandatorio, diventa punto di partenza, per la materia degli appalti e ciò in totale sostituzione del vecchio sistema .

Le linee guida hanno visto il loro sorgere con delibera del Consiglio del 20/01/2016 e si sviluppano attraverso quattro campi di interventi : programmare le esigenze e i bisogni per un uso ottimale delle risorse ricevute, operare per una corretta progettazione, al fine di ridurre le incongruenze ed evitare le dispersioni, organizzare la gestione delle risorse e preventivare le modalità di erogazione delle stesse, aprire le organizzazioni di volontariato al mercato ed alle regole della libera concorrenza .

Imparare ad aggregarsi diventa la sfida, anche per superare le richieste di appalto cd di ” Global Service” che verranno sempre più adottate dalle stazioni appaltanti e che, senza aggregazione, rischierebbero di far restare al palo le organizzazioni di volontariato dai bandi.

A causa della maturata esperienza tuttavia, la professoressa Parisi, sottolineava come, il principio dell’aggregazione, non vada applicato tout court, agli enti di volontariato, i quali nascono per esigenze specifiche e da evidenti carenze dello Stato, e troppo soffrirebbero di una globalizzazione di massa .

Le nuove norme e il codice del 2016 rappresentano la svolta, il cambio di orizzonte e di visuale, in attuazione di ben tre direttive europee del 2014 la n 23, 24 e 25.

Le direttive consentono ai singoli Stai membri di riempire di contenuto preciso, ciò che nella cornice , viene delineato a livello europeo In particolare l’art. 76 , si occupa del terzo settore e. di specificità dei servizi resi.

Nella norma si lascia a ciascuno Stato la libertà/ discrezionalità di operare una valutazione e una scelta, sulla base del rapporto qualità prezzo, del servizio da appaltare , privilegiando la prima alla seconda , in ragione del miglior servizio reso.

Considerare il terzo settore imprenditoria di opportunità e di qualità , che , nella egida delle precedenti leggi, avrebbe visto esclusa e perdente un impresa non profit , è il vittorioso risultato del nuovo sistema di norme.

Altro principio emerso per orientare l’attività del terzo settore e che proviene dal nuovo testo di regole, è dato dalla necessità/ possibilità dell’aggregazione di più enti , al fine di coprire una vasta area di bisogni e di mercato e consentire, a ciascuna entità, di portare la propria specificità, all’interno dell’aggregato.

Il nuovo codice degli appalti dunque compie un lavoro rivoluzionario , da un lato inserendo il terzo settore tra gli operatori economici a tutto tondo, dall’altro alleggerendo in capo ad essi , ma nella misura della loro virtuosa diversità, pretese di rigoristica applicazione legislativa e di sole regole di mercato. Nella egida del piu osservato principio di traspearenza e controllo .

E trasparenza e controllo, soprattutto, dell ‘ effettivo conseguimento del fine.

Il problema dell’inquinamento del terzo settore e delle sue regole di condotta veniva poi ribaltato, in sede di tavola rotonda dal moderatore , Gianfranco Fabi , ai suoi ospiti.

Prendeva per primo la parola l’avv Umberto Ambrosoli.

Alla domanda posta per tutti, del cosa si può fare ancora e di più, per espellere i virus della corruzione, specie nel terzo settore , che lo subisce, ricevendo anche danni di immagine , invalidanti nel tempo della fiducia dei cittadini, rispondeva affermando la validità e la necessità dell’esserci di enti di controllo e sorveglianza come l’ ANAC o come la costituita AGENZIA Anticorruzione, della Regione Lombardia.

Enti che , indichino e guidino, nella confusione ingenerata dalla pluralità delle norme di riferimento, l’azione degli operatori interveniendi. L’avvocato aggiungeva anche che strumento già presente ma da potenziare e perfezionare è la “Centrale Unica di acquisto”.

Non dare ampia facoltà di acquisti agli enti singolarmente, consente di ridurre le “worst practice” del malaffare . Tuttavia va sensibilizzata la ” personalizzazione ” di talune necessita di acquisto, che sono specifiche di certi settori, quali per esempio quello sanitario.

Il pensiero si estende e riveste attualità nella campagna acquisti che devono fare i Comuni.

Lì dove infatti le Provincie perdono il loro peso specifico, questo viene raccolto dai Comuni, che aggregandosi potrebbero godere di un bel punto di forza contrattuale negli acquisti, con virtuoso impegno delle risorse disponibili.

La considerazione amara, ma non ovvia, è che la criminalità tende al terzo settore, sembrando quasi paradossale che, lì dove il terzo settore nasce proprio per carenza dello Stato ed in suo supporto, sia proprio un altro nemico dello Stato, l’organismo criminale, a volerlo gestire, per trane profitto.

Allo spunto della cultura del rifiuto delle anomalie , della attenzione ai segnali di allarme , rispondeva pure l’intervento di Giambattista Armelloni, presidente di Civitas, che sottolineava anche il disagio di chi opera, con la propria professione, nel terzo settore e si imbatte nella necessità di dovere e volere ” andare oltre”.

“Oltre” con piena responsabilità e coscienza del ruolo rivestito.

“Oltre” anche nella diffusione del messaggio del volontariato, dalle scuole ai mercati del lavoro , in una ricerca democratica e senza colori politici di consenso e condivisione.

La crisi di sintema del Welfare ha generato il proliferare delle associazioni, sempre più chiamate in causa , ma anche fonte di attese e aspettative ,che talvolta hanno visto gli stessi enti sprovvisti, degli idonei strumenti e lasciati soli ad affrontare le emergenze.

Sovraccaricare le istituzioni di volontariato, diventa, però, anche il miglior modo per aprire varchi alle irregolarità di ogni tipo. Il confronto poi con una disciplina frammentata ha creato dispersione e ” tentavi di istituzionalizzazione” di organizzazioni malavitose, al posto delle organizzazioni ” sane”.

L’invito proposto è sempre quello di non dimenticare il confronto ed il contatto orizzontale con la società civile, quella di base, quella che chiede con “specificità”.

Alla necessità di dar risalto al contributo dei singoli , alla indole dei volontari ma anche alla necessaria presenza professionale delle associazioni più grandi , si rivolgeva la voce di Virginio Carnevali, il quale non dimenticava di sottolineare che, talvolta , il terzo settore è ” finto” , diventando piuttosto un ” terzo mestiere ” per chi ne è parte.

L’indicazione da seguire è quindi quella della spinta in avanti, di tipo culturale. Ovviamente occorre punire corrotti e corruttori, ma , il presidente di Transparency, sottolineava che ” non si vince quando li abbiamo arrestati, vinceremo quando non ci saranno più elementi correi di tali delitti, da arrestare “.

Fare quindi cultura di trasparenza e cultura di prevenzione.

Persino la nomina del dott Cantone rimane frutto di tale esigenza e nonostante quest’ultimo sia un componente illustre della magistratura, la sua azione, sin da subito, non è apparsa tesa ad una “mera repressione per manette” ma , al contrario, presentandosi quale spinta e guida, nella scelta della trasparenza, si propone di eliminare quel convincimento errato , ancora presente nel comune pensiero , per il quale “il malaffare cè sempre e non è evitabile”.

Continuava il dott. Carnevali annunciando che il Progetto Anticorruzione esiste davvero ed è partito, per un triennio, nel campo della sanità. E’ un progetto pilota e si avvale della collaborazione di ben 5 ASL ( aziende sanitarie locali) che vengono appunto definite pilota. Costituisce un ulteriore strumento di guida delle associazioni , nella logica del controllo monitorato delle loro organizzazioni .

Proprio della crescita e della formazione del cittadino , fin da giovane, ha parlato Silvia Landra , pscologa e Presidente dell’ Azione Cattolica Ambrosiana , che con il suo splendido intervento, ha illustrato il lavoro dell’Azione Cattolica sui percorsi di formazione di base.

Imparare ad esser cittadini come obiettivo di maturità personale .

Conoscere il valore di parole come corruzione, comprenderne le conseguenze negative per tutti , aiuta a formare coscienze, contro una mentalità corruttibile .

La dottoressa ha poi puntato l’attenzione, su quello che è l’insegnamento da trarre e che viene proposto ai giovani . La verifica di ciò che la corruzione ” annulla” : il valore del merito e l’importanza del sapere , il valore delle istituzioni come garanzia per il bene di tutti, banalizzando anche la politica, il valore dei soldi guadagnati con fatica e delle risorse spese , il valore del capitale, anche umano, impiegato.

I lavori si concludevano con un ultima considerazione del moderatore e degli intervenuti , sulla necessità di mettere in equilibrio tutti questi fattori, nel comune convincimento che il cammino sia cominciato.

Non solo le imprese, si dotano sempre più di codici etici, in ciò aiutate anche dagli effetti di una disciplina vigente, sulla loro responsabilità , ai sensi della legge 231/01 ma , con il progressivo cambio generazionale, si assiste anche ad un cambio di mentalità, la denuncia vissuta come diritto e non come un mero atto di ribellione.

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